Ho cominciato l’esperienza del Banco di Solidarietà perché ho deciso di verificare se fosse vero che “la gratuità è la legge della vita”. Per anni non erano bastati a convincermi a fare caritativa la lettura degli scritti del movimento e le testimonianze di tanti amici, mi aveva sempre frenato la paura che fosse una esperienza faticosa e senza soddisfazione. Quello che mi ha convinto è vedere su Youtube un video sulla vita di suor Clare Crockett (suggeritomi da mio fratello): una ragazza irlandese di Londonderry che stava iniziando con successo la carriera di attrice ma che si fece suora cedendo agli inviti di Gesù che nel tempo sentì dentro di sé mentre cercava soddisfazione nel successo, nel divertimento e nell’alcol. Morì nel terremoto del 2016 in Ecuador, dove viveva in missione. Alla fine del video, guardando il suo volto raggiante di gioia mentre diceva “ho sperimentato che la felicità è donare la vita” mi son detto “Anch’io desidero essere così” e ho telefonato al banco… ecco: io ho iniziato a lavorare al banco per essere felice. Oggi posso dire che questa esperienza è per me?
La prima cosa che mi è stata chiesta è portare il “pacco” (generi alimentari) ad una signora malata di sclerosi multipla. La prima volta non mi fece neanche entrare in casa ma poi, piano piano, è iniziata una amicizia ed è nato in me il desiderio di coinvolgermi con lei e la sua famiglia. Iniziai chiedendo agli amici medici informazioni per capire cosa era possibile fare per la sua patologia; la prima cosa che sperimentai era la stima del mio tentativo da parte di chi mi ascoltava, tutti iniziarono subito ad accompagnarmi dandomi informazioni e rendendosi disponibili per un aiuto materiale che continua ancor oggi. Oggi la mia amica sa di essere circondata da un popolo che la accompagna, alcuni di loro son venuti a casa sua e quest’anno lei ha desiderato condividere con loro la festa del suo compleanno.
Questa esperienza è “per me” perché mi pone delle domande: “Cosa desidero veramente nelle amicizie che sono nate?”, “Perché non mi dà soddisfazione aver “risolto” qualche bisogno materiale della mia amica? Spesso la mia amica mi racconta di nuovi problemi e nuovi bisogni (suoi, dei suoi figli, dei suoi genitori) ed è evidente che lo scopo del nostro rapporto non può essere quello di risolverli tutti (sarebbe umanamente impossibile) … ma sono poi sicuro che mi è chiesto questo o piuttosto mi è chiesto un cuore diverso nel viverli? Come le amicizie che sono nate fanno parte di questo cuore?
Queste domande mi hanno fatto desiderare di coinvolgermi di più nella vita del banco; così ho cominciato a dire “sì” alle richieste che mi venivano fatte: partecipare alla distribuzione dei “pacchi”, ritirare i generi alimentari raccolti durante il “Donacibo” e raccontare la mia esperienza del banco ai ragazzi delle scuole superiori, dare una mano in ufficio. Non so perché e come succede ma questa esperienza mi restituisce sempre qualcosa di imprevisto che mi allarga il cuore e mi rende lieto: la gratuità degli altri volontari, il desiderio di bene di persone assistite che si rendono disponibili a dare una mano, la risposta di un amico a cui ho proposto di coinvolgersi.
Una cosa mi è chiara: sono in cammino su una strada e non so quanto durerà il viaggio, ma la letizia è già un segno della felicità che inizia ad accadere. Per questo posso dire che l’esperienza del banco è “per me”: è un cammino in compagnia che risponde alla esigenza che ho nel cuore fin da quando ho iniziato: essere felice.
Francesco F.